Le scorte comprendono tutti i beni che rientrano negli investimenti lordi ma non nel capitale fisso e che sono posseduti ad un dato momento dalle unità produttive residenti; la variazione è misurata come differenza tra il valore delle entrate nel magazzino e quello delle uscite dal magazzino. Comprendono le seguenti categorie: materie prime, prodotti intermedi, prodotti in corso di lavorazione, prodotti finiti. Misura dunque l'aumento (o la diminuzione) dell'ammontare delle giacenze di prodotti finiti, in corso di lavorazione e materie prime, verificatosi nel settore delle imprese tra l'inizio e la fine del periodo in esame. Nella variazione delle scorte di prodotti in corso di lavorazione sono compresi, per i prodotti agricoli, la variazione di consistenza del bestiame bovino avente meno di due anni, dei suini e degli animali di bassa corte e, per quelli industriali, tutti i prodotti, ad eccezione delle costruzioni, la cui variazione nel volume dei lavori in corso è considerata tra gli investimenti lordi fissi. Nella contabilità nazionale, a differenza della pratica aziendale, la variazione delle scorte misura l'accrescimento (o il depauperamento) fisico del volume dei beni in giacenza ed esclude, quindi, i guadagni o le perdite connesse con le variazioni dei prezzi da un periodo all'altro. (fonte ISTAT).